domenica 10 giugno 2007

La misura come criterio



Anonimo, Cristo Pantocratore, Manoscritto XIV secololo


Nel XX secolo sono giunti a compimento i molteplici sistemi della conoscenza messi in atto dai processi di razionalizzazione delle risorse, delle informazioni e delle esperienze analitiche elaborati dalla scienza empirica che prende avvio dalla ragione illuminista.

Quattro secoli di evoluzione degli strumenti di indagine, delle tecniche di ricerca e dei metodi di analisi hanno generato il benessere materiale peculiare della società occidentale e nello stesso tempo sancito un diverso rapporto dell’uomo rispetto alla natura e al proprio agire all’interno di essa. Ogni forma di conoscenza dell’uomo, della natura o della materia si esplicita per mezzo di un metodo razionale di misura che si prefigge di esplorare le potenzialità di utilizzo e le possibilità di sfruttamento di ciò che si possiede e si manipola attraverso la tecnica. La tecnica è un dato originario dell’essere umano. Attraverso le mani, l’uso degli strumenti e la manipolazione della materia l’individuo realizza la ‘civilizzazione dei bisogni’.


Nella “città dei porci”, come la chiama Platone (Libro II), lo scopo della tecnica è la soddisfazione dei bisogni corporei elementari, mentre nella “città opulenta” le tecniche dovranno soddisfare i piaceri per cui “occorrerà mobilitare anche l’arte della pittura e della decorazione e procurarsi oro, avorio e ogni genere di materiale prezioso.” La realizzazione di ciò che è utile, buono e ragionevole per se stessi e gli altri richiede la conoscenza di un metodo di misura (la coscienza) che non può non dipendere da una specifica tecnica (la consapevolezza di sè) in grado di delimitare con precisione, come un compasso, la sfera dei bisogni materiali dalla sfera dei bisogni spirituali. La scelta di ciò che è conveniente, opportuno e giusto per gli individui e la collettività dipende quindi dal tipo di paradigma che l’individuo sceglie di utilizzare affinchè gli strumenti della coscienza razionale (le Virtù morali) siano in grado di esplicitarsi attraverso tecniche di misurazione (le regole, le norme e le leggi) controllate dalla Ragione.

Come afferma Platone, “nella tecnica di misurazione occorre distinguere una sezione che comprende tutte le tecniche che misurano il numero, la lunghezza, l’altezza, la larghezza e la velocità rispetto ai loro contrari, e un’altra sezione che comprende tutte le tecniche che perseguono la giusta misura, e quindi il conveniente, l’opportuno, il dovuto e tutto ciò che tende al mezzo tra gli estremi.” (Platone, Politico). L’arte di misurare con il compasso sezioni sempre più ampie, metafora di una progressiva espansione della conoscenza della natura umana, è uno dei fondamenti dell’Alchimia spirituale che, al pari della Politica nel mondo materiale, si prefigge di stabilire una “Tecnica Regia” con cui giungere a definire, senza nessun dubbio o contestazione, ‘una scienza suprema in riferimento alla quale le cose ritenute moralmente giuste per l’anima diventano effettivamente utili e giovevoli per l’individuo che sperimenta quotidianamente il conflitto con la “libido” altrui.

Il Cristo Pantografo è una delle immagini più significative dell’Alchimia del pensiero razionale e descrive simbolicamente una specifica iniziazione alla “realtà terrestre” in cui tutti fenomeni (sociali, politici, economici, culturali) scaturiscono dal bisogno materiale (le visceri rosse), dalla libido di espandere ricchezza e potere (gli intestini frastagliati) e dalla necessità di ristabilire un ordine sociale in cui possa di nuovo essere rinnovata la ricerca del piacere e del confort (la guaina blu, metafora della cultura e dell’arte). Il cerchio tracciato dal compasso, metafora di una precisa conoscenza del nucleo centrale da cui partire per circoscrivere la realtà interiore, delimita la dimensione viscerale dell’individuo dal mondo in cui è invece vigile la consapevolezza di sè (il piede destro è fuori dalla cornice).

L’alchimista deve esercitarsi nell’arte di “circoscrivere” e “separare” i bisogni che caratterizzano la parte “animale”, legata agli istinti e alle pulsioni biopsicosomatiche, dai desideri e dalle aspirazioni dell’anima. La ‘tecnica del pantografo’ non è quella di discriminare moralmente la parte animale da quella propriamente umana, ma di rendere visibile e manifesto ciò che appartiene alla sfera degli istinti al fine di identificare, percepire, giudicare e distinguere l’azione dell’uomo giusto, consapevole di sè e del proprio karma genetico, dall’azione di chi occulta la propria natura sotto i panni del censore o del castigatore dei costumi e “proietta” il desiderio con sottili arti mistificatorie, come la buona educazione e la falsificazione delle apparenze.

postato da: museohermetico alle ore 15:19 | Permalink | commenti (6)
categoria:manoscritti, rinascimento